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Nell'età feudale tutta la vita si basava sull'agricoltura e i contadini costituivano la maggioranza della popolazione. Essi si dividevano in due categorie: i coloni, o contadini liberi, e i servi della gleba. Le condizioni dei servi della gleba erano molto simili a quelle degli schiavi.

Però anche per i contadini liberi la vita non era semplice. Oltre a consegnare al signore una parte del raccolto, come affitto del terreno, dovevano pagare una tassa per l'uso del mulino, una per il frantoio, un'altra per il passeggio dei loro carri sulle strade e sui ponti.

C'era addirittura una tassa, il polveratico, per la polvere sollevata dai carri al loro passeggio.

A tutto questo si aggiungeva l'obbligo di lavorare gratuitamente le terre del signore per un certo numero di giorni all'anno.

Abbandonando a se stesso, senza consigli, senza appoggi, senza denaro, con un bestiame ad una attrezzatura insufficienti, il contadino non sa avvicendare le coltivazioni, ignora la coltivazione e l'utilità di certe piante.

Vita stentata, malcontento, guerre, brigantaggi, inondazioni, siccità, raccolti scarsi, carestie, malattie del bestiame ed epidemie continuavano a far peggiorare la situazione dei lavoratori della terra. E la fame continua a mietere vittime.

Le popolazioni rurali non sempre subiscono con rassegnazione la dura condizione che è loro imposte. Fughe, vendette, assassini, vagabondaggio, brigantaggio: l'accesso di miseria spinge talvolta i contadini alla rivolta che termina però sempre con una spietata repressione.